Non sappiamo molto sulla vita dei santi Ermagora e Fortunato. Le notizie che abbiamo ci vengono dalla tradizione della chiesa aquileiese che indica Ermagora come primo Vescovo di Aquileia e Fortunato come suo diacono, vissuti, sembra, intorno alla metà del III secolo.

Le “passio” medioevali, raccontano che San Pietro, da Roma inviò l’Evangelista Marco ad evangelizzare la città di Aquileia e le terre vicine. Questa era una delle città più grandi dell’Impero e sembra con una presenza ebraica abbastanza numerosa.

Marco sbarcò sulle spiagge a sud di Aquileia e si diresse verso la città. Qui si fermò per alcuni anni, predicando il vangelo, compiendo numerose guarigioni e convertendo moltissime persone.

Dopo questo periodo Marco desiderò rivedere San Pietro e quindi decise di partire per Roma. Suo compagno di viaggio era colui che egli aveva scelto per diventare il vescovo della comunità cristiana di Aquileia perché fosse ordinato direttamente da San Pietro: Ermagora. Questi viene descritto come “vir christianissime et elegans persona” (uomo cristianissimo e persona corretta).

Ermagora fece ritorno nella capitale della Venetia et Histria, per continuare la sua missione. Si dedicò senza sosta alla predicazione, alle guarigioni, all’ordinazione di sacerdoti e diaconi, all’invio di missionari in varie parti della regione.

I sacerdoti pagani chiesero al nuovo preside di Aquileia, Sebasto, di contrastare l’azione di Ermagora che era divenuto noto e convertiva alla fede cristiana moltissime persone.

Sebasto lo fece arrestare, richiedendo una sua pubblica abiura e sacrifici agli dei. Il netto rifiuto di Ermagora comportò per lui delle durissime torture, che tuttavia sopportò in maniera tanto eroica da far si che il popolo chiedesse per lui clemenza. Sebasto, timoroso di una rivolta, lo fece incarcerare. Qui il vescovo Ermagora ebbe modo di convertire il suo carceriere Ponziano, che consentì a moltissimi di potergli fare visita, beneficiando della sua predicazione. Guarì il figlio di Gregorio da una possessione diabolica e fece riacquistare la vista ad una matrona di nome Alessandria. Nomino quindi il diacono Fortunato, suo successore. Si narra che dalla sua cella uscisse una luce e un profumo soavissimo.

I sacerdoti pagani chiesero a Sebasto in maniera decisa che Ermagora fosse giustiziato. Sebasto chiese del tempo per agire con prudenza, ma dopo tre giorni fece decapitare di nascosto Ermagora e il suo diacono Fortunato.

Ponziano, Gregorio e Alessandria recuperarono i corpi e li deposero in un cimitero in prossimità delle mura della città, in un sepolcro di proprietà di Alessandria.

Il luogo della loro sepoltura si dice che divenne meta di pellegrinaggi e fonte di guarigioni. Luogo che tuttavia non è mai stato individuato. Sembra fosse nei pressi della via Gemina. Una fonte medioevale dice che furono traslati in una cripta del duomo di Grado.

Questo, in realtà, è un racconto tradizionale di carattere leggendario, probabilmente nato anche con finalità morali e di memoria. L’incongruenza temporale tra le vite di Pietro e Marco (I secolo) e quella dei due santi (III secolo), tipica della prospettiva storica medioevale, ne è una prova. Di storico c’è soltanto la decapitazione dei due santi ad Aquileia, come testimoniato dal martirologio Geronimiano, considerato attendibile. Questo, il 12 luglio riporta: «IV Id. Iul. In Aquileia sanctorum Fortunati et Armageri». Questo documento è arrivato a noi in varie redazioni, in cui viene riportato il nome di Ermacora anche nelle forme Armagrus e Armigerus.

Di fatto non sappiamo bene nemmeno quale rapporto ci fosse tra i due martiri. Infatti si nota come nel martirologio citato i due non vengono definiti Vescovo e diacono e Fortunato precede Ermacora. Addirittura in un altro codice è presente solo Fortunato. Su questi aspetti il dibattito storiografico è ancora molto aperto.


Le “passio” medievali si sono basate sugli “acta” di Ermacora e Fortunato che sono una trascrizione di epoca Carolingia, della tradizione orale aquileiese.

La tradizione nacque tra il 553 e il 699, all’epoca dello scisma dei Tre Capitoli, in cui Aquileia e Roma erano su posizioni opposte riguardo ad alcuni assunti teologici. Aquileia rivendicava la propria dignità di chiesa apostolica, che le derivava dalla linea Ermagora, Marco, Pietro. Da qui l’autocefalia che autorizzava i propri vescovi a definirsi patriarchi.

Ermagora e Fortunato sono patroni delle arcidiocesi di Udine e Gorizia e celebrati, come da antica tradizione, il 12 luglio. Dal 2001 sono patroni della Regione Friuli Venezia Giulia. Sono stati raffigurati in varie opere d’arte, tra le quali spiccano gli affreschi della basilica di Aquileia; nelle pale di Giovanni Martini (1501) e Giovan Battista Tiepolo (1732) nel Duomo di Udine; in alcuni lavori di oreficeria nel tesoro del Duomo di Grado; e in molte altre opere. Il tesoro del Duomo di Gorizia è invece conservato il bastone pastorale di Ermagora, donato da San Pietro secondo la leggenda, e che fu il pastorale dei Patriarchi sicuramente fin dall’epoca di Poppone. Prescindendo dai racconti della tradizione è sicuramente un oggetto molto antico e di un altissimo valore simbolico.

 

Bibliografia:
Paschini, Pio – Storia del Friuli; 1975; III ed.; Arti Grafiche Friulane, Udine.
AA. VV. – Santi e martiri nel Friuli Venezia Giulia; Ermacora e Fortunato a cura di Gabriella Brumat Della Sorte; 2001; Edizioni Messaggero Padova.