Un esperienza di “Chiesa domestica” che si incontra una volta alla settimana per lodare e ringraziare il Signore, per condividere la propria fede con gli altri, per ascoltare la Parola e la catechesi preparata dal proprio sacerdote e per pregare lo Spirito Santo e vivere rapporti di fraternità e di amicizia.

per informazioni chiedere al proprio parroco

CFE presso le famiglie:

Fam. Dus Donato e Liliana in Via Visentin, 22 (20.45);
Fam. Bortolotto Mauro e Monica in Via Firenze, 14 (20.45);
Fam. Bidinotto Giulio e Raffaella in Via Veronese, 1 (Romanziol) (20.45).

 

CATECHESI SETTIMANALI

 

Cosa sono le CFE?

Che cosa è una Comunità Familiare di Evangelizzazione (CFE)?

La CFE è un’esperienza pastorale che è già stata realizzata in moltissime parrocchie.

La descriviamo così:

1) una “comunità” perché è composta da persone (8-10) di differenti stati di vita (sposati, separati, singoli, consacrati, ecc.) che insieme costituiscono “la chiesa che si riunisce nella tua casa”(Rm 16,15) per lodare il Signore, ascoltare la sua Parola e vivere rapporti di fraternità e di amicizia.

2) “familiare” perché ha come guida una coppia di sposi che, per la grazia del sacramento del matrimonio e per il mandato del parroco, rende presente e attualizza Gesù che ama la sua Chiesa e perché, incontrandosi nelle case, contribuisce a dare forma familiare a tutta la comunità parrocchiale.

3) “di Evangelizzazione”: perché ha come scopo di accogliere e far crescere i nuovi discepoli nel Signore e stimolare ogni membro a evangelizzare all’interno del proprio ambiente di vita. Pertanto è destinata costantemente, come la famiglia naturale, a moltiplicarsi con il maturare ed il crescere dei suoi membri.

4) “in Parrocchia”: perché la CFE inizia, ma non compie la pienezza della vita della Chiesa. La CFE è chiamata ad esprimere visibilmente l’appartenenza all’unico mistico Corpo di Cristo, accogliendone la Sua Parola autorevole e il Corpo eucaristico nella comunità più grande, che è la parrocchia in comunione con il vescovo.

La CFE perciò non è un nuovo metodo aggregativo, bensì potremmo definirla una “articolazione pastorale” che vuol mettere in risalto la rete relazionale umana presente nel territorio e la soggettività sacramentale della famiglia.

La CFE si fonda sul dinamismo naturale per il quale gli sposi gradualmente costruiscono attorno a sé dei legami relazionali che, pur variando d’intensità, come a cerchi concentrici si allargano dai figli, ai parenti, ai vicini, ai colleghi, agli amici. E altresì si fonda soprattutto sulla grazia sacramentale del matrimonio che conferisce agli sposi un dono e un compito specifico nel costruire Chiesa.

La “strategia”, se così la vogliamo chiamare, per diffondere il cristianesimo è sempre stata quella di “entrare nelle case” (cf. Lc 10,1-7) come aveva istruito Gesù perché solo partendo dalla conversione delle coppie di sposi si rispetta l’identità della Chiesa che è chiamata ad essere lievito, parte integrata e integrante della rete relazionale umana.

Altrimenti, facendo una fatica immane e frustrante, ci si troverà (come in gran parte si fa) a spendere tutto le energie per creare in un territorio una struttura relazionale parallela a quella esistente. E’ purtroppo l’immagine della parrocchia di oggi, mentre essa dovrebbe essere, come suggerisce il nome, la comunione delle chiese che vivono già nelle case.

I vantaggi della CFE

La CFE è, per dimensioni, composizione e struttura, un’articolazione pastorale flessibile, nello svolgimento dei suoi momenti non ha schemi particolarmente rigidi e si adatta bene alle esigenze dei suoi membri. E’ davvero “familiare”, a misura di ogni persona, ed è aperta ad ogni condizione di vita: sposi, single, separati, laici, religiosi, giovani, anziani. La sua dimensione contenuta in numero la aiuta a crescere, a tenere sempre una porta aperta ed una sedia vuota in attesa che un nuovo fratello possa aggiungersi.

La CFE ha grande adattabilità alla vita parrocchiale, di cui è una articolazione pastorale: non richiede radicali cambiamenti della struttura della parrocchia nè stravolgimenti nelle sue attività.

La CFE ha un importante compito di mediazione tra parrocchia, famiglia e persone: essa consente di sperimentare cosa significa essere chiesa.

La coppia responsabile che apre la casa e ospita i fratelli e sorelle, non necessita di una preparazione teologica: gli sposi utilizzano e condividono con tutti le competenze naturali della coppia stessa, che in analogia con la famiglia naturale, accoglie i nuovi arrivati e, una volta diventati adulti, li incoraggia ad uscire perché realizzino “nuove famiglie“. Questo è, in fondo, il senso della missione dei coniugi e delle famiglie cristiane: “(…) deve essere posta al servizio dell’edificazione della Chiesa, della costruzione del Regno di Dio nella storia” (FC 71).

Ecco perché la CFE è destinata ad allargarsi, a crescere, a moltiplicarsi, in una fecondità pastorale che partecipa all’edificazione della Chiesa grande.

I momenti della  CFE

L’incontro settimanale della CFE ha una struttura definita con momenti e tempi precisi.

E’ stata ideata in modo da essere semplice e per favorire l’approfondimento dei rapporti di amicizia, l’esperienza diretta della fraternità nel vivere il Vangelo, l’assiduità nell’ascoltare gli insegnamenti del parroco, la partecipazione alla vita della parrocchia, l’impegno personale ad evangelizzare.

Gli incontri della CFE sono caratterizzati da sette momenti, ognuno dei quali ha una durata tale da consentire che l’intero incontro si svolga al massimo in un’ora e mezza:

1- Preghiera di Lode e Ringraziamento

2- Condivisione della Fede

3- Ascolto della Parola e Insegnamento

4- Risonanza della Parola

5- Avvisi e Notizie utili dalla Parrocchia

6- Preghiera di Intercessione

7- Preghiera su un fratello presente

I sette momenti e la loro durata servono a salvaguardare lo spirito e l’identità della CFE, che vuole essere un punto di ristoro spirituale all’interno della settimana per sostare con il Signore assieme agli altri fratelli riuniti nella casa della coppia ospitante.

1 PREGHIERA DI LODE E RINGRAZIAMENTO

La Preghiera di Lode, preceduta ed intervallata da un canto, è un momento in cui tutti i partecipanti lodano Dio per ciò che Lui è, per ciò che ha fatto e farà nell’opera creatrice, per le meraviglie che ogni giorno compie nella storia del mondo e di ciascuno. La preghiera di lode scioglie il cuore, apre alla gioia della relazione con Dio, permette di cogliere la realtà con il Suo stesso sguardo.

“Intrattenetevi a vicenda con salmi, inni e cantici spirituali, cantando ed inneggiando al Signore con tutto il vostro cuore, rendendo continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo” (Ef 5,19-20).

Questa preghiera, della durata di 15 minuti, apre il cuore alla gioia ed alla gratitudine verso Dio e le opere che Egli compie. A volte arriviamo in comunità familiare affaticati per i problemi e gli impegni, ed è proprio attraverso la lode spontanea e gioiosa che possiamo sollevare lo sguardo da noi verso Dio nostro Padre.

“La parola di Cristo dimori tra voi abbondantemente; ammaestratevi e ammonitevi con ogni sapienza, cantando a Dio di cuore e con gratitudine salmi, inni e cantici spirituali” (Col 3,16). 

2 LA CONDIVISIONE DELLA FEDE

In questo momento dell’incontro, per circa venti minuti, si condividono le meraviglie operate da Dio nella vita di ciascuno durante la settimana e quanto è stato fatto per Lui.

E’ un momento molto bello ed intimo, in cui ciascuno può portare quanto ha maturato nel proprio cuore durante la settimana. E’ qui che la CFE diventa davvero una famiglia premurosa dove si condividono gioie e momenti di difficoltà.

Durante questo momento, ogni partecipante offre la sua condivisione rispondendo a queste due domande:

a) Cosa Gesù ha fatto per me?

E’ molto importante abituarsi a “vedere” la presenza e l’opera di Dio nella propria vita. Solo riconoscendo il volto di Dio nella quotidianità, possiamo cogliere il Suo amore di Padre che si prende cura dei propri figli. L’opera di Dio si manifesta in mille modi: nella preghiera, nell’ascolto della Parola, nei Sacramenti, nell’incontro con un fratello, in un sorriso o un abbraccio.

b) Cosa ho fatto io per Gesù?

Nella semplicità del quotidiano, i fratelli condividono le azioni, anche molto piccole, compiute nel Suo nome: una preghiera detta in più, un gesto d’amore per un fratello,  del tempo donato al Signore per la preghiera o l’adorazione, una parola o un “grazie” detto con il cuore.

Ogni intervento di condivisione, breve e cristocentrico, è un dono per tutti i partecipanti, che lo accolgono in rispettoso silenzio, e si conclude con un Grazie, per mettere in risalto che ciò che abbiamo ascoltato viene da Gesù, Unico Maestro nella CFE.

3 ASCOLTO DELLA PAROLA ED INSEGNAMENTO

L’Ascolto della Parola è un momento centrale dell’incontro dalle CFE: si fa silenzio insieme per dare spazio e ascolto a Gesù che certamente desidera comunicare con noi e raggiungere ognuno.

E’ consigliabile che sia preceduto da un’invocazione allo Spirito Santo, perchè ciascuno possa aprire non solo le orecchie e la mente, ma soprattutto il cuore per accogliere quanto il Signore vorrà dire; si può proporre di recitare assieme il Veni Creator oppure la Sequenza di Pentecoste, entrambe espressioni liturgiche della tradizione cristiana che aiutano a sentirci parte della grande famiglia dei credenti.

In questo momento è di grande importanza la “presenza” del pastore (idealmente il parroco o un sacerdote da lui incaricato) che ha il compito di scegliere il brano di Scrittura, con preferenza per i testi evangelici.

Spetta a lui dopo la lettura svolgere una breve catechesi (8-10′) orientata a far crescere i membri della CFE come discepoli missionari nei loro ambienti di vita e nelle loro reti di relazione quotidiana. La voce del parroco e le sue parole, di solito registrate e inviate a tutte le coppie responsabili, sono garanzia di cammino insieme e fanno sentire tutte le CFE come piccole articolazioni pastorali della comunità più grande che è la parrocchia.

Così il Pastore si prende cura del suo gregge, nutrendo il popolo che gli è stato affidato, con quanto Dio gli mette nel cuore. E’ bello e significativo che tutte le CFE possano sentire il medesimo insegnamento, in uno spirito di unità e quali parti di un Corpo più grande che è la Chiesa: “Erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli Apostoli e nell’unione fraterna” (At 2,42).

La Parola letta in CFE e la meditazione del Parroco ascoltata assieme sono veri doni che lo Spirito offre a tutti i partecipanti, e che li accompagnano per tutta la settimana, facendosi vita e quotidianità.

E’ anche il momento in cui le CFE davvero si fanno luogo e strumento di crescita per l’edificazione della chiesa, permettendo all’insegnamento del proprio Pastore di raggiungere la comunità in modo capillare, personale, “familiare”.

4 RISONANZA DELLA PAROLA

In questo momento dell’incontro, ogni partecipante può liberamente esprimere ciò che Gesù, attraverso la Sua Parola, ha detto alla sua vita personale.

Anche il commento del Parroco è di aiuto nel favorire tale risonanza interiore. Si tratta del prezioso momento in cui ogni fratello e sorella presente può condividere, se se la sente, ciò che l’ascolto della Parola ha suscitato nell’intimo, quali punti hanno toccato da vicino la propria vita e le scelte personali; anche cosa verrà portato nel cuore per il resto della settimana.

Non si tratta di un commento al Vangelo o all’intervento del Pastore, né va inteso come una discussione intellettuale; si tratta di rispondere sinceramente alla domanda: Che cosa Gesù ha detto a me, qui, adesso, con questa Parola? Quale Parola custodirò nel mio cuore per il resto della settimana?

La condivisione in CFE di ciò che la Scrittura ha fatto risuonare nel nostro cuore è davvero un dono per tutti i presenti, perchè ci si sostiene ed illumina a vicenda. Quanto Gesù mette nel mio cuore può diventare davvero una grazia speciale per un mio fratello, secondo i modi e i tempi che lo Spirito a lui suggerirà.

“Il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori così che, radicati e fondati nella carità, siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità, e conoscere l’amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio” (Ef 3,17-19).

da una testimonianza di Nicola e Giulia (Bologna)

“Il tempo della risonanza della Parola è un tempo molto prezioso. È innanzitutto l’occasione per ascoltare la Parola insieme, in un contesto raccolto, intimo, di casa che si fa piccola chiesa domestica; e già di per sé questo è Grazia.

La cosa che ci sorprende, da ormai nove anni, è che questa Grazia ogni volta si rinnova e che le riflessioni che ognuno porta e condivide sono sempre uniche, frutto di un cammino di vita e di fede personale che diventa dono prezioso per ciascuno. Questo conferma il fatto che la fede condivisa arricchisce gli altri e noi stessi, ed è un’esperienza che settimanalmente si rinnova”.

“Come coppia responsabile di CFE non sempre abbiamo idea o sentore di quanto sia importante, per ogni persona che partecipa, la condivisione su quanto la Parola ascoltata ha stimolato e provocato in ognuno; poi capita che, parlando e discutendo, ti accorgi a distanza di tempo che quella persona sta facendo un bellissimo cammino di crescita spirituale, che quel fratello ha tratto grande beneficio dalla Parola ascoltata in un determinato momento e da quanto emerso poi dalla condivisione, che quella sorella ha acquistato dalla fede degli altri fiducia in sé stessa e coraggio nell’annuncio e nella testimonianza. Questo per dire che il Signore sempre opera con Sapienza, e noi siamo chiamati a fidarci di Lui in ogni situazione”

5 AVVISI

Questo momento, che giunge dopo preghiere di lode, condivisione della fede, ascolto e risonanza della Parola e insegnamenti del parroco, potrebbe sembrare meno importante, quasi inopportuno o poco adatto al clima.

Eppure, è proprio qui che la CFE mostra tutta la sua natura di articolazione pastorale della comunità di appartenenza. Una CFE infatti non può e non deve vivere di vita propria, ma è parte di una comunità parrocchiale, di cui il Parroco è pastore e guida, ed è inserita in una Diocesi, guidata dal Vescovo.

Durante questo breve momento, della durata di 5 minuti, vengono scambiate informazioni utili e presentate attività e proposte della parrocchia e della diocesi, in modo che quante più persone possibili possano essere raggiunte in modo capillare e coinvolte nella vita e nelle attività della comunità in cui sono inseriti.

Tutti, poi, possono pregare per le iniziative ricordate negli avvisi, sia durante l’incontro che per tutta la settimana. E’ in questo passaggio della CFE che tutti i partecipanti, assieme alla coppia di sposi che li ospita, contribuiscono alla costruzione della chiesa allargata, ed è come se i muri di quella casa si aprissero per diventare un tutt’uno con quelli delle altre case che formano la parrocchia, “famiglia di famiglie”.

“E’ davvero bello ricordare tutte le occasioni di incontro, servizio e preghiera della nostra parrocchia, e poi poter pregare insieme, durante l’intercessione, per queste iniziative e soprattutto per le persone che vi parteciperanno, chiedendo allo Spirito Santo di sostenerle, ispirarle, infiammare i loro cuori. E ci si sente davvero piccola chiesa, tralci, membra di un corpo grande e vivo che è la Chiesa Sposa di Gesù” – Silvia e Max, Scorzè – VE.

“La lettura degli avvisi nella CFE potrebbe sembrare un momento meno importante rispetto agli altri momenti di intensa preghiera. In realtà è una preziosa occasione per ricordare a tutti i partecipanti che ognuno di noi è chiamato a vivere e servire all’interno della propria comunità parrocchiale e che in essa la CFE è innestata.

Per la nostra esperienza è anche un momento di grande ricchezza perché i partecipanti provengono da diverse parrocchie ed ognuno porta i suoi avvisi condividendo le esperienze e le occasioni di crescita spirituale e di fede che la Chiesa offre” – Michela e Alberto, Brescia.

6 PREGHIERA DI INTERCESSIONE

La Preghiera di Intercessione, preceduta dalla recita dell’Ave Maria e da un canto di invocazione dello Spirito Santo, è una vera e propria richiesta di aiuto e sostegno per il mondo, per la Chiesa, per la parrocchia, per necessità specifiche delle persone nella propria “lista del cuore”.

Tutti così condividono la stessa preghiera e ci si sente fratelli uniti nella fede ed in sintonia con la misericordia di Dio che ama ciascuno dei suoi figli in modo singolare, unico, infinito.

Il tema dell’intercessione attraversa tutta la Bibbia, a partire da Abramo ed i patriarchi, passando per Mosè ed i profeti, per arrivare poi a Gesù:

“In verità vi dico: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro” (Mt 18,19-20).

Le prime comunità cristiane vivevano intensamente questa forma di preghiera, come suggerito dall’Apostolo Paolo, che invita a pregare “per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere” (1Tm 2, 1-8).

La preghiera in CFE allo Spirito, perchè Lui operi nel mondo, trasformi situazioni e persone, guarisca, consoli e converta, è un momento di unità profonda, dove la comunità di fratelli e sorelle, attorno al tavolo di una casa, diventa davvero soggetto di edificazione della Chiesa universale.

“La preghiera di intercessione è il momento in cui viviamo con fede la promessa di Gesù: «(…) se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro» [Mt 18,19-20]. È il momento in cui affidiamo, chiediamo, preghiamo per gli altri, anche per quelli che ci stanno poco simpatici. 

Ed è bello, ancora, pregare per un fratello o una sorella che, magari, vive un momento di distacco dal Signore e che vorremmo entrasse in CFE per fargli gustare la Sua presenza; gioire poi perché, un giorno, decide di parteciparvi e settimana dopo settimana, stupirsi per la trasformazione del suo volto e dei suoi occhi che brillano di gioia” – Antonio e Carmela, Catanzaro

Anche noi, come figli di Dio, possiamo e dobbiamo intercedere per i nostri fratelli, come Gesù stesso ci ha insegnato nella preghiera del Padre Nostro: “dacci oggi il nostro pane quotidiano”.

Un vero cristiano non può restare concentrato solo sui propri problemi, ma grazie alla fede e all’amore ricevuto sin dal battesimo, imparerà a “vedere” con lo sguardo di Gesù, a “toccare” con la mano di Gesù, ad amare con il cuore di Gesù.

7 PREGHIERA PER UN FRATELLO PRESENTE

La Preghiera su un Fratello Presente è un momento importante in cui tutti i membri si stringono attorno ad un fratello o una sorella che chiede per sé una preghiera particolare.

Chiedere esplicitamente una preghiera per sè è un atto di umiltà e di fede. Aiuta a riconoscersi piccoli e bisognosi davanti a Dio ed alla comunità dei fratelli. Tutti ne abbiamo sempre bisogno!

Questo è un momento molto bello e “familiare” in cui la CFE si china con amore ed intercede con tenerezza e forza per uno dei suoi membri, chiedendo a Dio che operi, secondo i suoi disegni, nella vita, nelle relazioni, nelle situazioni concrete che il fratello o la sorella stanno vivendo.

Tutti i presenti, durante questo momento, vivono in modo concreto e profondo quanto S. Giacomo ci esorta a fare nella sua lettera:

“Pregate gli uni per gli altri per essere guariti ” (Gc 5, 16b). Così non solo il fratello che ha chiesto la preghiera su di sè, ma tutta la CFE può sperimentare la salvezza del nostro Dio, un Dio presente, vivo e che opera ogni giorno nelle nostre vite: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28, 20).

“Non è sempre facile far comprendere ai componenti della comunità familiare di evangelizzazione la potenza di questa preghiera: «Pregate gli uni per gli altri per essere guariti» [Gc 5,16]. Il 13 marzo del 2013, mercoledì, mentre eravamo in preghiera in CFE, ci giunse la notizia dell’elezione del Papa; ci fermammo e accendendo il televisore vedemmo Papa Francesco che, affacciato dal balcone, diceva: «E adesso vorrei dare la Benedizione, ma prima – prima, vi chiedo un favore: prima che il vescovo benedica il popolo, vi chiedo che voi preghiate il Signore perché mi benedica (…). Facciamo in silenzio questa preghiera di voi su di me». E fu proprio così, invocammo lo Spirito Santo su Papa Francesco proprio come si fa nel settimo momento della CFE, come se fosse stato presente lì con noi”. “Il Papa chiedeva la preghiera del popolo. Questo confermò a ciascuno di noi l’importanza della preghiera di intercessione: il piegarsi con grande tenerezza sul fratello chiedendo la fede, l’amore, la forza, la benedizione.  Chiedere la preghiera dei fratelli è un atto di umiltà che mette in luce la nostra umanità, i nostri limiti e fa emergere il bisogno che Gesù operi nella nostra vita attraverso l’azione dello Spirito Santo.  E’ un momento di grande intimità in cui pregando per il fratello ci sentiamo uniti nel Signore , parte di un’unica famiglia”.           Antonio e Carmela, Catanzaro.

CONCLUSIONE

Al momento della conclusione dell’incontro si recita il Padre Nostro. È consigliato, come alcune CFE già fanno, porre prima del Padre Nostro una preghiera per l’evangelizzazione, perché questa ricorda innanzitutto il motivo dell’essere CFE, che è per evangelizzare. L’evangelizzazione scaturisce dalla preghiera, non può avvenire alcuna evangelizzazione, come dice Paolo VI (EN 75), senza l’azione dello Spirito Santo. È opportuno quindi chiedere allo Spirito, con una preghiera specifica, di animare ogni iniziativa di evangelizzazione “perchè tutti conoscano il Padre”

Il Padre Nostro è la preghiera di tutti gli uomini, che si riconoscono figli di un unico Padre buono, e dunque fratelli nella fede: ecco perché, di solito, questa preghiera viene recitata in CFE prendendosi per mano, rivolti verso l’esterno, in un ideale abbraccio verso il mondo intero, perchè, usando la bella espressione di San Paolo, Cristo sia tutto in tutti (cfr. Col 3,11). La missione della CFE, così come quella di tutta la Chiesa, è quella di evangelizzare, ed è dunque importante concludere l’incontro con uno sguardo rivolto alla comunità, al mondo, a tutti gli uomini, vicini e lontani. Ciò che il Signore ci ha detto e donato durante la CFE trova il suo compimento se porta frutto al di fuori di essa, diventando strumento di grazia e salvezza per tutti.